Parigi 2024: non c’è nulla di storico (a parte i proclami)

Ho deciso di scrivere questo articolo per fare chiarezza su alcuni aspetti riguardo a presunti “risultati storici” raggiunti in ottica di Parigi 2024 dall’attuale staff tecnico della Federazione Italiana Triathlon, su commenti su social media non corrispondenti al vero e riguardo a interviste di dubbio contenuto e gusto rilasciate dal presidente Giubilei.

Partiamo dall’ultimo punto.

Sono rimasto basito dalla dichiarazione del presidente Giubilei in un’intervista rilasciata a ilgiornale.it, di seguito riportata:

Ora l’obbiettivo è quello di qualificare una terza donna, risultato che probabilmente avrebbe già potuto essere raggiunto se Alice Betto, diventata mamma lo scorso anno, non avesse saltato gare per la gravidanza.”

Ritengo una simile dichiarazione inappropriata e offensiva in quanto credo che Alice, come tutte le atlete abbiano il diritto di diventare mamme nel momento che ritengono più opportuno.

Essendo la qualificazione non nominativa, l’area tecnica avrebbe dovuto e potuto programmare meglio la partecipazione della rosa di atlete a disposizione per raccogliere il massimo risultato possibile. Al tempo stesso validare un regolamento interno oggettivo e chiaro per la qualifica nominativa degli atleti.

Passiamo al secondo punto. Ci sono molti commenti inesatti sui social e non si fa nulla per provare a mettere chiarezza. Per esempio: le Nazioni, compresa l’Italia, possono portare alle Olimpiadi un numero massimo di 3 uomini e 3 donne. Nel caso di partecipazione alle gare individuali e Mixed Relay, gli atleti che partecipano alle gare individuali, compongono la Mixed Relay. Perché, non chiarire? Certo, dire che si portano 10 atleti ai Giochi Olimpici è meglio che portarne 4, 5 o 6 e se fatto un raffronto con il passato, potrebbe uscirne un nuovo record da sbandierare in faccia a chi prende tutto per vero.

Infine, il terzo punto. Partiamo da un po’ di storia. Il triathlon ha fatto il suo debutto olimpico con le sole gare individuali ai Giochi Olimpici di Sydney 2000. La staffetta, nella formula 2+2, ha visto il debutto 21 anni più tardi, all’Olimpiade di Tokyo 2020 (disputata nel 2021).

Quali e quanti gli atleti italiani qualificati a ogni edizione?

  • Sydney 2000 – 3
    • 1 uomo (Bottoni) – 2 donne (Gemignani e Cigana)
  • Atene 2004 – 3
    • 3 donne (Cortassa, Lanza e Gemignani)
  • Pechino 2008 – 4
    • 2 uomini (Fontana e D’Aquino) – 2 donne (Bonin e Chmet)
  • Londra 2012 – 3
    • 2 uomini (Fabian e Uccellari) – 1 donna (Mazzetti)
  • Rio 2016 – 4
    • 2 uomini (Fabian e Uccellari) – 2 donne (Bonin e Mazzetti)
  • Tokyo 2020 – 5
    • 2 uomini (Pozzatti e Stateff) – 3 donne (Betto, Steinhauser e Olmo) – 1 Mixed Relay (Steinhauser, Pozzatti, Betto e Stateff)

Passiamo al presente: per qualificare la Mixed Relay ci sono 4 criteri + 1 (essere la Nazione ospitante le Olimpiadi):

  • o aver vinto i Mixed Relay World Championships 2022 e 2023
  • o risultare tra le prime sei Nazioni della classifica di qualificazione Olimpica della Mixed Relay al 25 marzo 2024
  • o arrivare nelle prime due posizioni nell’evento Mixed Relay di Huatulco che si terrà tra il 17 maggio 2024
  • o avere 2 atleti uomini e 2 atlete donne qualificate individualmente

Tra questi, c’è un criterio più importante o prestigioso di un altro? A mio avviso, no. Ogni Nazione può decidere il proprio percorso di qualifica in base alla propria tipologia di atleti.

Essendosi l’Italia qualificata all’edizione di Tokyo 2020, l’unico fatto storico che poteva accadere a Parigi 2024 sarebbe stato il NON prendere parte alla Team Relay.

Per chi volesse approfondire i criteri di qualificazione Individuali e Team Relay, la World Triathlon ha provato a sintetizzarli in questo articolo.

Anche se le speranze sono oggettivamente ridotte al lumicino, mi auguro che si qualifichi la terza donna: quando c’è la Nazionale e un body azzurro di mezzo, ancora di più se parliamo di Giochi Olimpici, siamo tutti tifosi dell’Italia (compresi coloro che espongono le proprie critiche). Se questo miracolo sportivo si realizzasse, sarei convinto che il merito sarà esclusivo dell’atleta e non dell’area tecnica che, oltre ad aver peccato di presunzione, ha dimostrato di non sapere programmare.

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