Forza Azzurri, ma c’è poco da sorridere

Quante storie dietro a questa foto.

Il Direttore Tecnico belga Julien Clonen con gli atleti da lui “scelti” per la staffetta del Test Event di Parigi.

Sembrerebbe andar tutto bene, tutti sorridenti prima della partenza. Purtroppo così non è.

Anzitutto, finalmente!

È la prima volta che Clonen compare in una foto ufficiale a una competizione internazionale con gli atleti. Finora era stato quasi tenuto nascosto. A calcare le scene altre figure, praticamente onnipresenti. Qualcuno inizia a lavarsene le mani? Sarà lui il capro espiatorio di una gestione fallimentare?

Da quanto trapela sembrerebbe che il Direttore Tecnico abbia un semplice ruolo di facciata e che, ben retribuito, debba subire le decisioni impartite dal Direttore Sportivo Simone Biava e da alcuni tecnici ben visti dall’attuale presidenza. Sembrerebbe che queste pressioni, spesso, lo lascino in preda a crisi esistenziali perché, come si è ben potuto vedere in questi anni di gestione Giubilei/Biava, risultati di alto livello non ne sono arrivati, portando addirittura gli atleti a performare meno di quello che, almeno sulla carta, potrebbero.

Una domanda sorge spontanea, perché il Direttore Tecnico, più volte lamentatosi di questo, non tutela la sua immagine e scrive una lettera di dimissioni?

Per certo gli atleti di alto livello, quelli che dovrebbero essere le nostre punte di diamante, attraversano un periodo buio.

Alcuni di loro subiscono l’imposizione dell’allenatore, altri tagli di budget per le trasferte e per i raduni, quasi tutti trasferte organizzate male, tutti una programmazione carente e lacunosa venendo a conoscenza di convocazioni più o meno importanti a ridosso dell’evento senza poter condurre una preparazione adeguata e mirata.

Questo influisce negativamente sull’atleta che non è messo nelle migliori condizioni per poter essere sereno e performare, oltre a risultar essere una metodologia organizzativa arcaica.

Parlando di alto livello, una Federazione moderna ed efficiente è quella che permette realmente all’atleta di essere alla guida del proprio progetto tecnico. Questo faremo se saremo scelti alle prossime elezioni! Riteniamo che questa sia la base da cui partire per mettere i nostri atleti nelle migliori condizioni.

Sarà l’atleta di alto livello a proporre il proprio progetto, il proprio ambiente e gruppo di lavoro. Il progetto che dovrà essere condiviso con la Federazione, vedrà la stessa a supporto dell’atleta, senza imporre rigidi paletti che possano snaturarne l’essenza.

In un’epoca nella quale si parla di marginal gains, periodizzazione e tailorizzazione, il percorso non può che essere questo.

Inoltre, il tutto non può prescindere dal produrre regole chiare, semplici, giuste e meritocratiche per le convocazioni in Nazionale, siano convocazioni Elite o Giovanili.

Voglio chiudere con un appello agli atleti: spesso ringraziate questa Federazione sui social quando è la stessa Federazione che non vi aiuta, perché? Non abbiate paura, ci sono moltissimi dirigenti e tecnici che sono dalla vostra parte.

Fate sentire la vostra voce, cercate di porre fine a queste ingiustizie che vivete giornalmente. La vostra carriera è comunque limitata, ogni anno perso rappresenta per voi un’occasione che non si ripresenterà mai più: non potrete performare per 40 anni, non potrete giocarvi la qualifica Olimpica a 80 anni. Il momento di agire a vostra tutela è questo, anche perché il silenzio gioca a vostro sfavore.

Luca Conte si unisce alla squadra: un apporto appassionato fondato sull’esperienza ultra decennale

Lavorare per tutti, lavorare con tutti. Un motto che racconta, in estrema sintesi chi è Luca Conte. Triatleta age group (ha concluso anche diversi Ironman), appassionato ciclista e runner (non si perde un grande evento a Milano), ha sempre avuto incarichi e ruoli cardine anche nello sport: dal 2010, oltre che da praticante e dunque da tesserato, è entrato a far parte della struttura del Peperoncino Team per quanto riguarda la gestione della squadra amatoriale, sviluppando conoscenze e contatti con un gran numero di atleti e anche con la Federazione. Non solo conoscenza delle procedure di tesseramento, dei regolamenti, o sensibilità nel gestire richieste variegate e improvvise: con PPR Team, l’avventura durata oltre 10 anni ha significato anche il raggiungimento di un importante traguardo numerico, ossia il superamento dei 150 tesserati a stagione, e il raddoppio di questo obiettivo sommando le sezioni ciclismo e atletica. Obiettivi, numeri, visione e progetti: oltre alla forte passione, sono proprio questi i capisaldi della sua attività nel mondo del triathlon. “Lavorando sempre dietro le quinte di una società, non sono molto conosciuto, diciamo che non sono un volto noto, ma ho sempre apprezzato questo tipo di incarico, preferendo mostrare i risultati ottenuto anziché mettere in evidenza me stesso”.

“Sono felice che Luca si sia messo in gioco e per noi sarà un piacere poter contare su di lui – dice Daniele Moraglia – in una squadra, servono competenze e punti di vista differenti, costruiti con formazione ed esperienze: per questo sono convinto che questo nuovo innesto sia, senza dubbio, un valore aggiunto per il gruppo”.

“Quando Daniele mi ha parlato della sua candidatura, ho subito pensato a come far parte del progetto – aggiunge Luca Conte – e ho concluso che il modo migliore per sostenerlo è dare il mio contributo, prendendosi anche delle responsabilità sia nei giorni facili, sia in quelli difficili”. Lo sport insegna anche questo.

Il gruppo di lavoro si allarga: Massimiliano Di Luca pronto ad apportare il suo contributo alla squadra

Affermare che Massimiliano Di Luca è un coach di triathlon appare riduttivo. Il suo curriculum dice che è laureato in economia e allenatore di secondo livello (il più alto livello riconosciuto) della Federazione Italiana Triathlon da oltre 10 anni e vanta un’esperienza pluriennale nei quadri tecnici federali, ma chi lo conosce sa che adora lavorare dietro le quinte per lasciar parlare i risultati, che è un uomo “di campo”, ma che fa dell’organizzazione del lavoro e della pianificazione caratteristiche imprescindibili del suo lavoro. Massimiliano fa discorsi diretti, chiari, fondati su conoscenze costruite nel tempo, una grande esperienza diretta e tanta voglia di mettersi in gioco nel mondo del triathlon, tutti aspetti che sono la spina dorsale del gruppo di lavoro che sto creando e che rappresentano un indiscusso valore aggiunto.

“Ho iniziato a lavorare per la Federazione Italiana Triathlon nel 2014 e ho rivestito diversi ruoli tra cui Responsabile progetto Talenti 2020, Responsabile Squadre Nazionali Giovanili, Coordinatore progetto Sport e Studio. In tutti questi anni la mia attività principale è stata rivolta all’identificazione dei giusti percorsi di sviluppo per gli atleti junior, scrivendo politiche di selezione in stretta collaborazione con il Direttore Tecnico, guidando le delegazioni Italiane Giovanili e Junior in occasione di Eventi Internazionali e organizzando ritiri sia in Italia sia all’estero”.

Di Luca ha allenato direttamente atleti che hanno raggiunto risultati interessanti in ambito internazionale (ad esempio Giulio Soldati, 7° alle Olimpiadi Giovanili di Nanchino, Sara Papais 10a ai Mondiali U23, 12a agli Europei Elite, 4a agli Europei Under 23).

Nel 2019 ha fondato la sua società nel campo dell’allenamento professionale per gli sport di resistenza in due rami: il primo orientato alle prestazioni d’elite e sullo sviluppo degli atleti junior, il secondo rivolto a consulenza e coaching per gli atleti age group. Inoltre, ha scritto numerosi articoli per la rivista tecnica federale e ha pubblicato un libro sull’allenamento della corsa in ambito calcistico.

“Sin dai primi dialoghi con Daniele Moraglia, sono stato colpito dall’affinità di pensiero per quanto riguarda le attività che andrebbero svolte per indirizzare la Federazione nella giusta direzione – afferma Massimiliano Di Luca – Gli atleti devono essere messi sempre nelle migliori condizioni, senza dimenticare la visione che ci consente di avere sempre chiari dove vogliamo andare e la strada da percorrere per raggiungere il traguardo. Ecco, spesso queste cose si dice di volerle fare ma poi non si mettono in pratica, al contrario, mi sembra che Daniele abbia ben chiaro come si mettono in campo i giusti processi. Moraglia sa individuare le persone giuste, ascoltandole e tenendo in considerazione le competenze per sfruttarle al massimo e consentendo loro di esprimere il loro potenziale: questa è una capacità fondamentale per far girare al meglio una struttura complessa come una Federazione sportiva”. Proprio con soluzioni organizzative pensate per far rendere al meglio la macchina, gestite da persone che sappiano fare il loro lavoro e vengano messe in condizioni di farlo.

Anima sportiva, passione e determinazione: Sabrina Schillaci accetta la sfida ed entra in squadra 

Durante queste settimane di continui scambi, contatti e lunghi dialoghi con i protagonisti del mondo del triathlon italiano, ho avuto modo di raccogliere spunti, incoraggiamenti, critiche e perplessità, ma quello che ho davvero apprezzato è stato il confronto schietto e diretto che ho intrapreso con i miei interlocutori. Questo mi ha dato l’occasione di pesare le persone e ammetto che non sono mancate sorprese incredibilmente positive. Oltre a diverse conferme.

La conoscevo già, ma nelle ultime settimane ho apprezzato, ancora di più, passioneonestà intellettualedeterminazione e concretezza che la contraddistinguono non soltanto nel mondo del triathlon e quando ha risposto “presente” alla mia richiesta di far parte della squadra, non posso negare che la felicità è stata davvero tanta e con grande orgoglio annuncio che Sabrina Schillaci entra nel team. 

Sabrina pratica triathlon dal 2014. Avvicinatasi alla multidisciplina grazie al Progetto Neofiti di Ignazio Antonacci, ha disputato 4 Ironman e 15 mezzi, preparandosi sotto la guida di Fabio Rastelli. “Il triathlon ha rappresentato il salvavita in un periodo difficile della mia vita. Iniziare a praticare sport mi ha fornito gli strumenti per poter risalire dal baratro di una grave depressione nella quale ero scivolata a causa dell’improvvisa disabilità di mio marito. Nel 2017, sono diventata coach e mental coach, intraprendendo un percorso cominciato per approfondire le dinamiche utilizzate, in maniera inconsapevole, per trasformarmi in una persona completamente diversa da quella che ero. Volevo acquisire le competenze per poter aiutare altri a superare le difficoltà della loro vita e raggiungere gli obiettivi prefissati”.

Sabrina Schillaci ha fondato il progetto Race Across Limits (2018) per raccontare della sua rinascita, per ispirare e soprattutto per sostenere raccolte fondi dedicate alla disabilità, coinvolgendo nei suoi viaggi un tutta Europa centinaia di persone: ancora una volta il mezzo più efficace si è dimostrato proprio lo sport.

“Da quel momento, non ho mai smesso: organizzo eventi sportivi, ciclistici, lavoro con le scuole e con aziende private, mi occupo di crescita personale e coaching rivolto alle donne e alle persone in difficoltà. Quest’anno, Race Across Limits è diventata una organizzazione di volontariato di cui sono la Presidente: sostiene i caregiver e collabora con la Regione Lombardia per implementare la legge a loro dedicata mentre, recentemente, ha acquisito il brevetto come unità cinofila di soccorso nautico per poter operare nelle spiagge.

“Ho deciso di sostenere Daniele perché mi piacciono le persone appassionate, quelle che si mettono in gioco per gli altri, quelle che s’impegnano per migliorare ciò che non va bene. Sono aspetti che ci accomunano e che me lo hanno fatto apprezzare sin da subito. E poi adoro le sfide, e questa lo è di sicuro”.

Scuole Triathlon: progetto bocciato.

Copernico rivoluzionò davvero il mondo, Giubilei non sta facendo altrettanto con il triathlon nonostante scomodi spesso l’astronomo e matematico polacco e molti, all’interno del nostro movimento, abbiano la memoria corta.

L’ultima, in ordine cronologico, mancata svolta epocale è quella relativa alle Scuole Triathlon della quale si vuole contestare il percorso, il metodo e il contenuto. Inoltre, non sono una novità assoluta in quanto le Scuole Triathlon furono già proposte nel 2010 sotto la Presidenza Bertrandi.

Partiamo da una breve cronologia.

Il Progetto Scuole Triathlon sembra parta da lontano. Il presidente ha dichiarato di aver avuto mandato dal Consiglio Federale da tempo, già nel 2022. Sono così partiti i questionari alle società affiliate alla Federazione per il tramite dei CTM (Coordinatore Tecnico Macro Area) basati sulle schede qualità dei precedenti PAG (Progetto Attività Giovanile) e conclusisi nel primo trimestre del 2023. Il Progetto Scuole Triathlon è, poi, stato annunciato durante il briefing del Campionato Italiano Duathlon Giovani di Magione, approvato definitivamente nel Consiglio Federale di Cagliari del 26 maggio 2023, svelato sommariamente il 6 giugno durante una diretta web e presentato nel dettaglio il 17 giugno.

Quali sono i principali errori?

Riguardo le tempistiche:

Una federazione accorta avrebbe dovuto presentare nel dettaglio il progetto rendendolo noto con largo anticipo alle varie società.

Alcune società (NON tutte) che praticano attività giovanile si vedranno riconosciuti contributi che variano da € 500,00 a € 4.000,00, sulla base delle risposte date al questionario.

Bene, un buon incentivo ma, anche in questo frangente la modalità non è corretta. Infatti, a Magione, il presidente conosceva già “i tagli” dei contributi ma non ancora i criteri con cui assegnarli. Gli stessi criteri sarebbero stati costruiti a conclusione della raccolta dati.

Sarebbe normale prassi: stilare un regolamento, presentarlo alle società e dargli modo di partecipare al bando mettendo tutti sullo stesso piano. Conoscendo le regole, una società può strutturarsi per accedere allo scaglione successivo e, quindi, avere più risorse a disposizione per far migliorare il proprio settore giovanile. Costruire regole dopo aver somministrato il questionario che decide le modalità di assegnazione è un processo sbagliato.

Anche in questo frangente la trasparenza, l’equità e la meritocrazia non sono state le parole chiave. Un modus operandi che lascia più di un dubbio.

Riguardo i criteri di classificazione:

  • Assegnare le fasce – o sei Scuola Triathlon o non lo sei. Il titolo deve essere assegnato con criteri basilari come avviene ad esempio con la Federazione Italiana Nuoto che ha introdotto le Scuole Nuoto Federali nel 2001. Oggi sono oltre 600 e i requisiti per essere riconosciuti tali sono pochi: essere affiliati da almeno 1 anno; svolgere attività didattica in almeno 1 disciplina federale; avere spazi acqua adeguati alla quantità e alla tipologia dei corsi svolti; avere un organigramma composto da dirigenti e tecnici in possesso delle qualifiche riconosciute dal SIT di competenza. Perché? Avere o non avere il titolo di Scuola Triathlon è una discriminante molto forte e non averlo potrebbe penalizzare diverse società sportive che svolgono l’attività da diversi anni. Le fasce, poi, non dovrebbero esistere.
  • I punteggi – alcuni punteggi sono estremamente penalizzanti e non rappresentano un indice diretto della qualità. Analizziamo i più critici:
    • partecipazione alle competizioni: avere un numero minimo di atleti non è sinonimo di qualità di Scuola Triathlon o non significa che non si insegni ai bambini e ai ragazzi a fare Triathlon (Scuola e Squadra son due cose distinte e diverse);
    • numero dei tesserati: anche in questo caso non è il numero di atleti che inficia la qualità della Scuola Triathlon;
    • strutture utilizzate: se l’impianto natatorio è conditio sine qua non per avviare una squadra di triathlon (indipendentemente dall’età), non lo è l’utilizzo della pista di atletica leggera, tantomeno quello di un velodromo/ciclodromo. In quest’ultimo caso risulta esserci anche una discriminante non da poco esistendo solo 28 strutture in Italia, di cui 1 coperta;
    • automezzi societari: avere o non avere un automezzo societario non dovrebbe essere considerato un criterio di assegnazione punteggio. Non è necessario all’attività. Quando può essere utile si può affittare;
    • punti bonus: discutibili l’impianto di proprietà e la percentuale riguardo i giovanissimi. Riguardo al primo auspico che sempre più società di nuoto si affilino alla Fitri o che sempre più società di triathlon possano prendere in gestione un centro sportivo. in entrambi i casi c’è molto da lavorare andando a ripescare progetti di successo passati o supportando le società a seguire una determinata strada e cambio di mentalità.

Riguardo i brevetti assegnati ai giovanissimi:

  • Non scindere l’Attività di Scuola dall’Attività Agonistica – tecnicamente un bambino che si avvicina al triathlon a 6 anni, può essere iscritto nella categoria Mini Cuccioli e può partecipare a una manifestazione sportiva. Due sport affini al nostro come il nuoto e l’atletica leggera permettono di iniziare l’Attività di scuola rispettivamente a 3 e 4 anni. In entrambi i casi ai bambini vengono insegnate le basi delle varie discipline e al termine dell’intero ciclo didattico gli viene proposto di intraprendere l’Attività Agonistica e non solo. Anche nel nostro caso, l’introduzione dei brevetti poteva essere un’occasione per scindere l’attività di Scuola dall’attività agonistica, ma non è stata colta.
  • Accostamento dei livelli di abilità all’età anagrafica – chiunque si occupi di sport sa bene che età anagrafica e livello di sviluppo delle abilità motorie non sempre vanno di pari passo. Accostare l’acquisizione di un brevetto ad una specifica età anagrafica non solo è poco utile, ma rischia di essere controproducente e dannoso per una crescita motoria armonica dei giovani triatleti. I tecnici meno esperti potrebbero essere tratti in inganno dal voler per forza raggiungere alcuni obiettivi tecnici con bambini che non hanno un livello motorio in linea con la loro età anagrafica.